lunedì 5 ottobre 2009

non è solo lavoro

G. ha deciso di cambiare lavoro. E' uno degli ingegneri più bravi che conosca. Ma è stanco. Non ha il padre ingegnere, nè la fidanzata ricca. Non fa politica. Lavora coscienziosamente ed è onesto. Per questo deve inseguire i clienti per farsi pagare e deve contrattare sul prezzo come al mercato. Lui non è convinto che la sua professionalità possa essere barattata o contrattata.
G. non arriva bene alla fine del mese, dopo i 30 anni abita ancora con i genitori e forse si chiede quando potrà essere indipendente.

A. è demoralizzato. Pieno di talento. Ma vaga per uffici facendo pratiche amminstrative. C'è crisi e gli architetti non li cerca nessuno. A. torna dal comune ed ha incontrato i nostri compagni dell'università. Quelli che studiavano solo per fare contenti i genitori. Quelli che si facevano le canne in bagno e che prendevano sempre tutto poco sul serio. Si sente frustrato perchè loro fanno le stesse cose che deve fare lui. Lui che non dormiva la notte per studiare. Lui che fa disegni meravigliosi con l'anima dentro. Lui che parla poco e che è un pò orso, ma nella progettazione dice milione di cose.

Io passo da un lavoro all'altro senza pace. Corro, rotolo, stringo i denti e i pugni, urlo, mi preoccupo, a volte non dormo la notte e mi chiedo se potrò continuare e mantenere la mia casa. Ascolto lamentele di clienti che mi trattano come una guardia medica senza orari nè vita. Faccio per mesi estenuanti sopralluoghi per un ente che forse pagherà tra sei mesi, forse non pagherà.
Vado in uffici puzzolenti con impiegati (ops scusate tecnici ;)!) svogliati. E a volte mi chiedo se sarebbe il caso di pensare ad un altro lavoro. A volte sono d'accordo con A. e G.

Ma poi entro in cantiere, poi penso che le mie idee si faranno spazi, che una casa demolita diventerà accogliente. Poi guardo una struttura, accarezzo un muro. Poi provoco emozioni con i colori e con le luci. Poi rimango nelle stanze ancora incerte a guardare la danza della luce attraverso le finestre ed osservo cose che vedo solo io.
A volte salgo sulle terrazze inaccessibili di roma e mi sembra di avere tutta la città in pugno...ed anche questo è il mio lavoro. A volte vedo la gioia e la soddisfazione dopo la fatica del cantiere e dopo la preoccupazione..e anche questo è il mio lavoro. In queste volte io so che non potrei vivere senza queste cose e vorrei dire ad A. e a G. che non possiamo mollare. Che non possiamo lasciare tutto nelle mani di raccomandati e furbetti senza cuore nè anima, che non sanno la gioia e l'emozione. Dobbiamo tenere duro per tutti i nostri sogni, per tutte le nottate passate sui libri o davanti al pc. Dobbiamo tenere duro almeno noi.

2 commenti:

nonsisamai ha detto...

che bella riflessione, so esattamente a cosa ti riferisci. no, non e' solo lavoro.

fusis ha detto...

grazie...credo che molti giovani abbiano la mia stessa passione ed energia e mi chiedo come mai siamo invisibili qui dove ormai sembra tutto un circo di escort e bisticci pasticciati..ma forse ce lo vogliono solo far credere per scoraggiarci. io tengo duro finchè posso!!!