lunedì 9 novembre 2009

due occhi in più


Mi avete dato altri due occhi. Dell’anima. Non so nemmeno se li volevo io altri due occhi. Sento a fondo il dolore degli altri. Lo leggo negli occhi e scendo fino nell’anima. Il disagio, la scontentezza, la noia. Leggo queste emozioni come fossero parlate e credete che sia presuntuosa e non sapete come vi sbagliate e come è inutile questo ruolo da cassandra de’ noantri.

Vedo ste che è incastrato in un rapporto senza emozioni appiattito e lontano dall’amore dei suoi 30 anni e dalla passione del suo temperamento. Lo vedo che si convince che è il meglio che lui può trovare e senza dubbio il difficile aumenta con lei accanto. Lei che è una donna forte e dolce. Una donna con la D maiuscola. Solo che forse non è Lei. Non la sua.

Vedo ga che si convince che l’amore non c’è e si accontenta. Scambia serenità con felicità e pensa che invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambi, ma non credo sia così. Credo sia più difficile.
Vedo cri e mat che giocano la parte dei machi conquistatori, divertiti e sempre allegri. Brilli spesso a nascondere l’anima, con quella quantità di alcol che fa uscire la parte dinoccolata e scomposta dei pensieri e la fragilità e la delicatezza dei pensieri si nasconde bene dietro. Loro hanno due anime belle e gentili. Due anime che è un piacere guardarle. Di quella eleganza garbata che ti si poggia sul cuore leggera e rimane lì per un po’. Ma in questa macelleria sentimentale hanno deciso che è meglio portare sempre la maschera. Non lasciarla quasi mai. Ed io aspetto due donne che gliela levino con dolcezza e forza.
E vedo me. Che tento di recitare la parte della donna forte. E che seguo logiche che mi dovrebbero far stare bene, combatto battaglie vinte con determinazione. E alla fine mi siedo a bordo campo e piango. Perché più della gioia della vittoria è grande il dolore per le perdite subite. E mi sento immensamente stupida. A volte immensamente felice, ma si sa il dolore lo ricordiamo sempre meglio della gioia. Credo sia il momento di rimettermi in gioco seriamente e tremo, ma se non lo faccio non vivrò mai davvero. Non mi esprimerò mai E non funzionerà mai nulla davvero bene.

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